Fondi Comuni

Fondi comuni d'investimento

Il fondo comune d'investimento è un patrimonio indiviso di una pluralità di soggetti, ciascuno dei quali partecipa alla sua costituzione proporzionalmente al numero delle quote acquistate; la singola quota acquistata rappresenta la misura più piccola di partecipazione al fondo.

Sottoscrivendo una quota del fondo, il risparmiatore versa alle società di gestione del risparmio (controllate dalla Consob e dalla Banca d'Italia) una somma che sarà accreditata sul conto del fondo e quindi investita dalla società di gestione, secondo quanto previsto dal regolamento del fondo stesso, in azioni, obbligazioni, ecc ...

Va ricordato che il fondo è un patrimonio autonomo rispetto alla società di gestione; inoltre, le quote sottoscritte sono tutte di pari valore e diritto.

In sintesi gli attori che costituiscono un fondo sono:

Ricordiamo, inoltre, che un controllo massiccio viene svolto dallo Stato nei confronti delle banche depositarie e delle società di gestione.
I fondi si distinguono in:

I proventi dei fondi, inoltre, possono essere liquidati in un'unica soluzione oppure suddivisi e liquidati secondo scadenze predeterminate (eventualmente questi possono essere reinvestiti).

La sottoscrizione di un fondo può avvenire con un'unica soluzione (Pic-Piano d'investimento di capitale); oppure con versamenti periodici (Pac- Piano di accumulo di capitale, ovviamente previsto solo nei fondi aperti).

Il prezzo di ciascuna quota è dato dal rapporto tra attività del fondo e il numero delle quote di partecipazioni; le società che possono emettere fondi sono le S.p.A. con denominazione sociale S.g.r (Società di Gestione del Risparmio) e con capitale interamente versato non inferiore a 2 miliardi.

I fondi possono essere azionari, obbligazionari, bilanciati, flessibili, di liquidità ...

I fondi azionari sono costituiti da almeno il 70% da investimenti in azioni; questi possono essere ulteriormente divisi per mercati, ovvero per aree geografiche o per parametri diversi:

Se i fondi non sono legati ad alcuna specializzazione territoriale sono anche detti globali, cioè investono in qualsiasi mercato o specializzazione; tuttavia alcuni di questi possono avere specializzazioni settoriali (high technology) oppure una combinazione tra area geografica e specializzazione.

I fondi obbligazionari investono prevalentemente in titoli obbligazionari di Stati, enti pubblici e privati. Questo tipo di fondi non può detenere quote in azioni a meno che non rientri nella categoria dei misti, nel qual caso la percentuale in azioni non può superare il 20%. Anche in questo caso i fondi si possono ulteriormente suddividere come quelli azionari.

I fondi bilanciati investono in qualunque paese e valuta (fondi globali) con un unico limite: la quota investita in azioni deve eSSere compresa tra il 20'10 e il 70%.

I fondi flessibili sono simili ai fondi bilanciati limitazioni di alcun genere: la quota investita in azioni può variare dallo 0'10 al 100'10.

I fondi di liquidità investono il 100% del portafoglio in titoli obbligazionari e liquidità denominati nella valuta del mercato di definizione e con duration inferiore ai 6 mesi.

I fondi sono valutati secondo il rischio-rendimento che loro stessi generano.

La scelta del fondo dipende dalla caratteristiche dell'investitore; un indicatore per misurare il rendimento dei fondi comuni d'investimento è l'indice di Sharpe che è dato da:

(rendimento del fondo - rendimento BOT annuali) / rischio del fondo

Questo rapporto si basa sulla differenza tra due diversi investimenti (fondo e titoli privi di rischio) sul rischio complessivo.

Se l'indice risulta negativo il rendimento medio è stato inferiore rispetto ad un investimento in titoli senza rischio (BOT), conseguentemente non si è realizzato un buon investimento; se l'indice risulta maggiore di O la remunerazione del fondo è sufficiente; se l'indice risulta maggiore di 1 allora il fondo risulta essere remunerato molto bene.

Le principali motivazioni che spingono un risparmiatore a investire i propri capitali in questi fondi sono:

1.    la competenza dei componenti del Comitato di gestione, esperti finanziari che possono scegliere il modo migliore per realizzare l'investimento;

2.    il frazionamento dei rischi garantito dai fondi per diminuire la possibilità di ingenti perdite;

3.    la liquidabilità delle quote sottoscritte;

4.    lo possibilità di accedere facilmente ai mercati azionari ed obbligazionari, italiani ed internazionali

5.    poter beneficiare della continua movimentazione del portafoglio, in modo da sfruttare anche i piccoli movimenti delle quotazioni;

6.    poter risolvere i problemi fiscali ed amministrativi, in quanto il valore delle quote si intende al netto di imposte e tasse.

Tratto da: "Lezioni di economia del mercato Mobiliare"

 

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